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n cortese blogghista ci invita a condannare, da questo portale, le espressioni - piuttosto ricorrenti - oltre e non oltre e se non vado errato. Per quanto attiene alla prima locuzione lo abbiamo già fatto - qualche tempo fa, se non ricordiamo male - in un intervento intitolato La tautologia. Con questo termine, che deriva dal greco e significa “ripetizione del già detto”, non si intende un ‘pleonasmo’ (parola superflua) ma una ripetizione, appunto e molto spesso è un vero e proprio errore di grammatica. È una tautologia, per esempio, il ‘classico’ requisiti richiesti. Requisito (“res quaesita”, cosa richiesta) significa già ‘richiesto’, come entro significa già ‘non oltre’. Gli annunci della Rai sono pieni di tautologie: “... la domanda va presentata ‘entro e non oltre’ il cinque aprile...”. Riguardo alla locuzione “se non vado errato” - che secondo il nostro interlocutore è ‘sballata’ e va sostituita con ‘se non erro’, 'se non cado in errore' e simili - si tratta di una locuzione avverbiale perfettamente in regola con le leggi grammaticali - quindi non condannabile - e adoperata da fior di scrittori. Uno di questi è Giacomo Leopardi, come possiamo leggere in un intervento di Giovanni Nencioni sulla "Crusca":
http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=4597&ctg_id=93